Pochi mesi fa ho ricevuto un messaggio privato piuttosto sintomatico del cambiamento che stiamo attraversando nel mondo della comunicazione. Il succo del discorso era questo: mi consigli il master di giornalismo che hai seguito? Scrivo per diversi blog, ma vorrei allargare i miei orizzonti. La mia risposta è stata semplice: assolutamente sì, te lo consiglio, ma solo se ti interessa diventare giornalista e iscriverti all’albo di riferimento. Altrimenti, secondo me, esistono corsi più attinenti al lavoro di blogger/copywriter. Con mia sorpresa, invece di ricevere un “grazie”, la ragazza in questione si è sentita offesa, dicendomi che avevo una visione arcaica del giornalismo. La conversazione è finita in fretta, perché non amo iniziare diatribe infinite via messaggio. Sono inutili, spossanti e mentalmente faticose. Però questa situazione mi ha fatto venire un’idea su di un nuovo articolo. Non tutti i mali vengono per nuocere, no?

Scrivere per una redazione giornalistica non è fare copywriting
Conosco molte persone che, esattamente come me, svolgono più professioni. I motivi sono tanti: non esiste (quasi) più il lavoro da dipendente, non si può contare su di un singolo cliente se si ha la partita iva e, la risposta forse più romantica, la scrittura può avere tante forme. Spesso sono le stesse aziende a creare un confine così sottile tra le diverse professioni da generare confusione nei professionisti: scrivere un pezzo per un blog, ideare un comunicato stampa e, già che si è lì, proporre anche un articolo per il giornale della società sono richieste all’ordine del giorno. Questo è un modo totalmente sbagliato di muoversi, che genera dei tuttofare, persone in grado di arrangiarsi a scrivere un po’ di tutto. Arrangiarsi, ecco la parola perfetta. In questo modo con ci si specializza in niente, perché non c’è il tempo per farlo.
Un giornalista non è un copywriter, entrambe le professioni sono rispettabili e richieste, ma attenzione a quello che si dichiara di essere. Un giornalista è regolarmente iscritto a un albo, a seconda se sia professionista o pubblicista. Inoltre, paga delle tasse, segue un codice deontologico e rispetta determinate regole. Direste di essere medici, quando non lo siete? Credo di no. Nonostante non si abbia a che fare con la vita delle persone, anche la professione del giornalista ha una sua fondatezza ed esige rispetto.
Non è un paese per vecchi
Cito un grande, grandissimo romanzo, divenuto poi un film dei fratelli Coen, proprio per il messaggio di cui sopra. Accusarmi di avere una visione antica della professione del giornalista non è stato solo offensivo, ma anche sciocco. Innanzitutto perché non sono io che impongo le regole e soprattutto perché i giornali più importanti a livello nazionale solitamente non si affidano a persone senza tesserino. Potrebbe sembrare insensato, eppure è così: si parte dal piccolo magazine per ambire al grande.
Ma quali sono le reali differenze tra copywriter e giornalista? In primis, quella che abbiamo già indicato: il primo non ha un albo professionale di riferimento, il secondo sì. Il copywriter porta alla luce testi creativi, legati all’immagine di un brand o di un’azienda, il giornalista scrive di fatti reali e, solo se gli è concesso, utilizza un linguaggio originale. Il suo obiettivo principale è raccontare quello che accade intorno a lui. Entrambi lavorano con le parole, ma in modo differente. Infine, mentre il giornalista lavora per una redazione, il copywriter è impegnato al fianco di un art director all’interno di un’agenzia pubblicitaria (oppure a progetto, in base alla propria posizione lavorativa).
Copywriter o giornalista, cosa vuoi fare da grande?
La verità è che potete fare entrambe le cose, purché siate spinti da una forte determinazione. Se avete una buona penna e siete disposti a studiare, tentare e ritentare, allora niente vi ostacolerà. Non è vero che non si può imparare a scrivere bene e la creatività può essere sviluppata. Con una buona dose di coraggio e molta umiltà saprete trovare il vostro spazio.
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