Diventare giornalista pubblicista: ecco come fare


Come diventare giornalista pubblicista, la mini guida per chi sogna l’iscrizione all’albo

Hai scritto decine di articoli e post, sei stato il collaboratore più proficuo di una serie di blog, hai parlato di sagre di paese di luoghi remoti, hai seguito conferenze di ore ed ore e, alla fine di tutto, non sei ancora riuscito a ottenere il fatidico tesserino da giornalista pubblicista. Tranquillo, non sei il solo. Spesso, nonostante si scrivano articoli giornalmente, i clienti non sono testate giornalistiche registrate. Altre volte, la fatidica frase “Non c’è compenso, ma farà curriculum” riesce a convincere ignari ed entusiasti novizi. Se il tuo sogno, nonostante tutto, continua ad essere quello di diventare un giornalista, allora non demordere! La costanza, l’impegno e la caparbietà sono caratteristiche indispensabili per raggiungere i propri obiettivi.

Giornalista pubblicista e professionista, la differenza

Prima di tutto è bene fare un distinguo tra giornalista pubblicista e giornalista professionista. Nel primo caso parliamo di un soggetto che non svolge solo attività giornalistica retribuita, ma che può esercitare anche altre professioni. Al contrario, il professionista esercita in modo esclusivo il lavoro di giornalista. Spesso accade che si inizi come pubblicisti, per poi decidere di iscriversi all’esame di stato per diventare professionisti. In ogni caso, è necessario un iter prestabilito che puoi consultare gratuitamente sul sito dell’ordine dei giornalisti.

Come si diventa giornalista pubblicista

Se sei agli inizi e non hai intenzione di frequentare una scuola di giornalismo (tra cui mi sento di consigliare la “Walter Tobagi” in provincia di Milano, ma ce ne sono davvero tante in Italia e tutte qualificate e qualificanti), allora segui attentamente queste indicazioni. Seppur sia vero che il mondo del giornalismo è complesso e un pochino chiuso su se stesso, oggi esistono tante opportunità, che derivano prima di tutto dal mondo del web. Inizia a cercare le testate giornalistiche registrate e lascia perdere tutto il resto, sarebbe una fatica inutile perché non ti permetterebbe di arrivare al tuo scopo. Inizialmente potresti provare a “sparare nel mucchio”, per fare un po’ di pratica. Qualsiasi giornale andrà bene per iniziare, a meno che non si tratti di qualcosa che va contro le tue idee. A quel punto, inizia a proporti come collaboratore. Lo dico sempre a chi me lo chiede: tentare di inviare il proprio curriculum o passare in una redazione non costa nulla. Nessuno ti crocifiggerà per averci provato.

Una volta trovato il giornale giusto allora armati di pazienza, avrai bisogno di scrivere articoli in modo continuativo e retribuito per due anni. Il numero di articoli e il compenso minimo obbligatorio variano da regione a regione. Cerca l’ordine di appartenenza (per esempio, se sei lombardo sarà “odg Lombardia”) e leggi bene la lista dei documenti necessari. Consiglio di una che non l’ha fatto e si è pentita amaramente: crea sin dall’inizio un foglio Excel dove inserire data e titolo dei tuoi articoli. In caso contrario, ti troverai (come la sottoscritta) a passare giorni interi in redazione a spulciare gli archivi per ritrovare i tuoi pezzi. Ho ancora gli incubi.

Giornalista non si nasce

Una volta acquisito il tesserino da pubblicista scatterà qualcosa dentro di te. Succede a tutti. A quel punto capirai l’importanza di fare parte di un ordine e sentirai il peso delle spese che dovrai affrontare ogni anno per mantenere il tuo tesserino. Poi, rifletterai sulla responsabilità deontologica che ne deriva. Spesso, ahimè, leggo su profili di persone che scrivono (magari anche benissimo, non è quello il punto!) e si definiscono giornalisti. Fai molta attenzione: è assolutamente sconveniente farlo. Andresti in giro a raccontare di essere un medico, se fossi al primo anno di medicina? Faresti un progetto strutturale se fossi uno studente di architettura al secondo esame? La risposta è no. Così come per tutte le professioni, anche quella del giornalista richiede serietà e competenze.

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